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Cos'è la felicità?

I nostri ricordi si vestono di filtri ingannandoti, facendoti credere piacevole ciò che ai tempi non lo era. I ricordi dell’infanzia sono per la maggioranza della popolazione dei ricordi piacevoli, così come quelli legati all’adolescenza. Non certo per tutti. Ma nel momento in cui vivevi quei momenti, quelle ore, le avresti definite belle? Avresti davvero pensato di poterli riguardare con nostalgia? Con il cuore spezzato? No. Le mattine di settembre quando la sveglia suonava nuovamente alle sette del mattino, dopo aver trascorso i mesi precedenti alle prese con le tue prime cotte estive da adolescente, avresti mai amato quel momento? No. Ma adesso che la sveglia non suona più alle sette, adesso che il tuo compagno di scuola non c’è, adesso che la professoressa non può rimproverarti perché dormi sul banco, ti manca. La nostalgia plasma i tuoi ricordi in un modo differente, spesso anche i ricordi più dolorosi sono trasformati in una sinfonia di Debussy, malinconica ma con temi amorosi.

Ci sono stati momenti in cui ti sei sentito al limite e l’unica consolazione erano i ricordi di quando il sole sembrava splendere nella tua vita, ma ai tempi eri talmente sciocco che non te ne accorgevi e allora li rimpiangi. Torni ad inseguire il sole, ma non lo trovi. Solo dopo anni ti accorgi che non lo stavi inseguendo ma lo stavi osservando. Come un cane che si morde la coda, gli anni passano inseguendo il sole.

Io non so quando ho smesso di inseguirlo e non so per quanto io abbia corso dietro esso, nella vana speranza di rivederlo. Non so se avessi voglia di sentire il suo tepore sulla mia pelle. Vorrei avere la capacità di coglierne la bellezza sul momento, senza dover ricorrere ai filtri nella mia mente, capirne la magnificenza. Ma forse l’essere umano non è pronto a questo, è proprio il meccanismo che sta dietro la ricerca della felicità a muovere le marionette. I fili trasparenti non sono altro che legamenti con la felicità, che ti fanno ballare, camminare, saltare, verso una meta indefinita e la mano che li muove è il tuo desiderio, che malgrado tutto, non cesserà mai d’esistere. L’essere umano cosa può fare davanti la grandezza del suo stesso volere? La risposta vorrei potervela dire, ma è solo il mio punto di vista: per gustare il presente, per vivere le giornate appieno, devi aver sofferto. Una sofferenza che ti ha spinto a credere di non avere più alcuna mano che ti possa guidare nel raggiungere il tuo scopo. Devi aver sofferto così tanto che non hai paura più di nulla. Solo quando uscirai dal tunnel della sofferenza potrai veramente apprezzare ogni tuo singolo giorno, potrai apprezzare persino un caffè in un bicchiere di cartone fatto con una moka vecchia, un ciclista che ti cammina piano davanti la macchina, la sabbia nelle scarpe, l’insalata. Perché possiamo dircelo chiaramente, l’insalata va mangiata solo se vuoi dimagrire, nessuno la ama.



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